martedì 19 maggio 2009

STORIA: LEZIONE DEL 13/05/09

Martin Lutero



Monaco tedesco, animo tormentato (tormento=preoccupazione molto forte e che dura a lungo).
La predicazione di Lutero fa tanti seguaci e spacca in due i cristiani. Nonostante questo lui muore nel suo letto.
Perché, visto che invece morirono tanti eretici, come valdesi, catari e dolciniani?
Perché Lutero ottiene l’aiuto dei principi tedeschi (la Germania era divisa in tanti principati governati da principi laici o da vescovi), soprattutto del principe di Sassonia. Lutero fu scomunicato, ma lui bruciò pubblicamente il documento.Viene chiamato a Roma, capisce che se va non torna più. Allora il principe di Sassonia, d’accordo con lui, finge un rapimento, lo porta nel suo castello e gli offre la sua protezione contro il tribunale dell’inquisizione.
Perché i principi tedeschi proteggono Lutero, ma non gli altri eretici?
A Roma stanno costruendo la basilica di S. Pietro e ci vogliono tantissimi soldi. Il pontefice (=papa) ha un’idea: la vendita delle indulgenze (=cancellazione delle pene che seguono ad un peccato, per sé o per un un’altra persona morta), cioè si danno le indulgenze dietro pagamento di denaro. Quindi molto denaro dalla Germania (e non solo) va a Roma, anche perché da Roma arrivano in Germania dei monaci per vendere le indulgenze. I principi tedeschi allora pensano che se tanti soldi dei loro sudditi vanno a Roma, loro non potranno chiederne molti con le tasse. Ecco perché difendono Lutero (anche se forse qualcuno di loro è convinto veramente della sua predicazione).
I principi protestano contro Carlo V, che è cattolicissimo ed è contro Lutero, gli chiedono di diventare luterani. Questo è il motivo per cui i luterani vengono poi chiamati protestanti. Allora scoppia un conflitto, che finirà nel 1555 con la pace di Augusta, con la quale i principi (solo i principi, non i sudditi) potevano decidere quale religione seguire.

La dottrina di Lutero
Lutero decide di denunciare la corruzione della Chiesa di Roma (=papa + curia, cioè corte del papa) e inchioda sulla porta di una cattedrale (=chiesa) tedesca le sue tesi, chiare e precise. Questo è l’altro motivo per cui la sua dottrina (=teoria religiosa) ebbe tanto successo. Gli altri eretici infatti avevano fatto una critica alla Chiesa di Roma di tipo moralistico, accusavano Roma di essere corrotta e troppo ricca. Il papa però poteva rispondere che lui e i suoi fedeli erano uomini, che quindi potevano sbagliare, che era vero che la curia romana era come una corte principesca, ma fra i cattolici c’erano uomini come S. Francesco.
Lutero, invece, critica Roma non solo sul piano moralistico, ma anche sul piano dottrinario, facendo riferimento ai testi sacri.

[La Bibbia si divide in due parti: Vecchio Testamento e Nuovo Testamento. Nel Vecchio Testamento si parla di fatti avvenuti prima della nascita di Gesù, nel Nuovo dalla nascita di Gesù. Ovviamente i Vangeli sono nel Nuovo Testamento.]

Lutero dice che nei quattro Vangeli:
 non si parla di un papa, Gesù non ha mai detto che voleva una Chiesa con a capo un papa a cui bisognava obbedire;
 non c’è scritto niente sui sacerdoti (=preti), cioè di persone con l’obbligo del celibato (=di non sposarsi). Secondo Lutero siamo tutti sacerdoti. Questo si chiama sacerdozio universale. I protestanti, infatti, non hanno sacerdoti, ma pastori. I pastori studiano di più le sacre scritture rispetto agli altri, ma si sposano, fanno figli e fanno da guida ad una comunità, non hanno autorità sui fedeli;
 non troviamo nulla sulla confessione e su altri sacramenti, tranne due: il battesimo (Gesù si fa battezzare da Giovanni Battista) e la comunione (nell’ultima cena Gesù spezza il pane, dà il vino e dice “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”). Sulla confessione lui afferma che non bisogna dire i propri peccati ad un sacerdote, ognuno può parlare a Dio direttamente.

Per parlare direttamente con Dio (secondo Lutero non è giusto avere il culto dei santi o della madonna, non sono neanche loro mediatori tra noi e Dio), bisogna conoscere e quindi leggere le Sacre Scritture. Queste erano state tradotte dal greco (lingua in cui erano state scritte) al latino e quindi potevano leggerle solo poche persone. Così Lutero traduce le sacre scritture in tedesco, così che tutti i suoi seguaci possano leggerle e capirle. La traduzione viene anche stampata.
Un’altra questione importante è la giustificazione, cioè come saremo giustificati e quindi salvati da Dio dopo la nostra morte. Perché Dio deciderà di salvarci o no? Per la nostra fede o per le nostre opere, per ciò che abbiamo fatto? Su questo argomento cattolici e protestanti litigheranno per secoli. Secondo i cattolici nelle sacre scritture si afferma che la fede da sola non basta, bisogna anche fare delle cose giuste, come aiutare i bisognosi. Se aiuto gli altri, ma non credo in Dio, lo stesso non sarò giustificato e salvato da Dio. I luterani credono invece che le opere non servano a niente, ciò che è importante è la fede.
Lutero parla di predestinazione, cioè che noi siamo giustificati o dannati quando nasciamo. Noi uomini siamo liberi di scegliere il bene o il male, ma Dio lo sa già alla nostra nascita, ecco perché siamo predestinati.


La rivolta dei contadini
In quel clima di grande cambiamento, i contadini che erano molto oppressi da tante tasse, tante corvée (c’era una tassa anche per accendere un fuoco in casa), formano un esercito, credendo che Lutero li aiuterà. Questo esercito, formato da migliaia di uomini, assalta castelli, uccide signori. Era guidato da Munzer, che voleva eliminare le ingiustizie sociali in nome dell’uguaglianza dei cristiani.
Lutero, però, difende l’autorità dei principi. Questi formano un esercito meno numeroso, ma sicuramente più abile, e i contadini vengono sconfitti.

Diffusione del protestantesimo
I luterani si divideranno dalla Chiesa di Roma con uno scisma.
In Germania circa metà cristiani divennero luterani, gli altri rimasero cattolici. I luterani si diffusero soprattutto nel nord Europa.

Calvino
Calvino è un riformista svizzero. Crede molto nella predestinazione e per lui se una vita va bene economicamente, affettivamente…., vuol dire che Dio è dalla nostra parte.
Il calvinismo si diffuse, oltre che in Svizzera, in Francia, dove i calvinisti vengono chiamati ugonotti, in Scozia e nei Paesi Bassi.

martedì 12 maggio 2009

ITALIANO: LEZIONE DEL 07/05/09


LUDOVICO ARIOSTO
La biografia
Ariosto nasce nel 1474 a Reggio Emilia da famiglia non nobile e numerosa. Ha quindi problemi economici, perché ha tante sorelle da sposare e anche un fratello handicappato.
Lavora per il cardinale (=vescovo molto importante, per esempio elegge il papa) Ippolito d’Este, fratello del duca di Ferrara. Ariosto è un uomo responsabile che ama la tranquillità. Infatti quando il cardinale Ippolito decide di andare in Ungheria, lui ha il coraggio di dirgli di no (non vuole anche perché ha un’amante sposata e non vuole allontanarsi da lei).
Trova quindi lavoro presso il duca di Ferrara. Il duca lo manda come governatore in una zona della Toscana, dove c’era un’epidemia di peste e molti briganti (=ladri, che non rispettavano la legge, rubavano in gruppo). Qui c’erano anche molti signori che non volevano sottomettersi alle leggi del duca e Ariosto, come governatore, doveva farle rispettare. Nonostante questa situazione difficile, riesce a fare bene il suo lavoro.
Quest’uomo che scrive il poema più fantasioso della letteratura italiana, nella sua vita sa anche essere molto pratico e responsabile.
Muore a cinquantanove anni, proprio quando riesce ad essere indipendente dal duca e va a vivere con la sua amata.

Le sue opere
Oltre al suo capolavoro, “L’Orlando furioso”, dedicato agli Estensi (la famiglia nobile di Ferrara, i d’Este), Ariosto ha scritto delle satire, lettere in versi, in cui racconta vari avvenimenti della sua vita (mai pubblicate, erano personali), delle commedie, dei versi.

L’Orlando furioso
Con “L’Orlando furioso” (furioso=arrabbiatissimo…con tre zeta!), Ariosto prosegue la storia raccontata da un’altra opera: “L’Orlando innamorato”, di Matteo Maria Boiardo.
Questi poemi avevano lo scopo di intrattenere (=divertire, dar piacere).

“L’Orlando furioso” è un poema cavalleresco in versi. Le strofe sono ottave (formate da otto versi). I versi sono endecasillabi (di undici sillabe). Tutti i versi hanno lo stesso schema di rime: A B A B A B (rime alternate per i primi sei versi) C C (rime baciate per il settimo e l’ottavo verso).
I temi del poema sono: l’amore, la guerra, la magia.
C’è in questo poema la nostalgia verso quel mondo di cavalieri, fatto di coraggio, di onestà e di generosità, ma c’è anche l’ironia di Ariosto, perché quel mondo è solo un sogno. L’ironia si vede soprattutto quando Ariosto fa correre continuamente i suoi personaggi verso uno scopo, li fa inseguire i loro sogni, ma poi non raggiungono mai il loro obiettivo.


La poetica
La poetica è l’idea che un autore ha della sua opera:
 di cosa vuole parlare, quindi l’argomento
 perché ne parla, quindi la sua finalità, il suo scopo.
 come ne parla, quindi lo stile

L’argomento principale è come Orlando divenne, da innamorato sfortunato di Angelica, pazzo furioso e come la ragione persa dal grande cavaliere fu ritrovata da Astolfo sulla luna.
Altro tema è la guerra tra cristiani, guidati da Carlo Magno, e saraceni, guidati da Agramante. C’è poi l’amore fra il saraceno Ruggiero e la guerriera cristiana Bradamante, che incontrerà mille ostacoli, finché lui si farà battezzare e quindi potranno sposarsi (dai loro discendenti, cioè figli, nipoti, pronipoti…, nascerà la casata degli Estensi; così Ariosto fa un omaggio al suo duca).

La finalità è rappresentare la multiformità sia della vita che del nostro cuore.

Lo stile è dinamico, musicale, veloce. In pochi versi accadono tante cose e lui spesso parla di un fatto, che poi non conclude in quel canto, ma lo riprende successivamente.

Ariosto non ha scritto dei testi in cui parla della sua poetica e di cosa pensa dell’arte, ma si può capire cosa ne pensasse leggendo qualche riga in qualche sua opera.
Ad esempio, in una satira lui afferma che per scrivere versi non basta un luogo bello e poetico, ma ci vuole anche serenità d’animo.

L’Orlando furioso e il Rinascimento (QUESTO LA PROF LO CHIEDERA’)
Cosa c’è di rinascimentale in questo poema?
L’artista, secondo il pensiero rinascimentale, cerca di armonizzare (=dare armonia, equilibrio, simmetria) ciò che nella vita è multiforme, confuso, e in movimento; cerca di dare un ordine razionale alla realtà, che è multiforme.
Infatti nell’Orlando Furioso ci sono tantissime avventure, ma il racconto è unitario (binomio unità-varietà). (QUESTO E’ MOLTO IMPORTANTE)
La bellezza non è, come nella cultura medioevale, quello che è bene (bene=bello), ma è un’esperienza che dà piacere.
Infine l’amore umano non avvicina al divino, ma è un bene terreno, non spirituale.

La storia
La storia dell’Orlando si svolge ai tempi di Carlo Magno, nel nono secolo. Nel proemio, cioè all’inizio del poema, Ariosto scrive che Carlo Magno aveva ucciso il padre del re dei Saraceni Agramante. Allora Agramante dalla Spagna aveva invaso la Francia e aveva assediato Parigi. Carlo Magno è aiutato dai suoi paladini, che si chiamano così perché abitano nel palazzo. Tra i paladini, ci sono Orlando e Rinaldo, tutti e due innamorati di Angelica, bella principessa del Catai, cioè della Cina, fatta prigioniera (=non è più libera). Angelica non è, però, innamorata di nessuno dei due.

La fuga di Angelica
Tutti i cavalieri, cristiani e musulmani, sono innamorati di Angelica. Ariosto continua dove Matteo Maria Boiardo aveva lasciato interrotto il suo poema, cioè quando Angelica fugge, dopo che Carlo Magno aveva deciso di darla in sposa a chi, fra Orlando e Rinaldo, fosse stato più bravo in battaglia. Angelica fugge di notte nella foresta intorno Parigi (ricorda la selva oscura che in Dante simboleggiava il peccato; qui rappresenta la sorte, la vita, che è imprevedibile(=che non si può prevedere) e intricata (=piena di avvenimenti, difficile) e anche il cuore umano, che spesso ha sentimenti non chiari e sconosciuti da noi stessi. In Dante era una metafora moralistica, qui è una metafora laica, perché siamo nel Rinascimento.

Pochi giorni prima era nato un litigio
tra il conte Orlando e suo cugino Rinaldo;
perché tutti e due (“ambi”) avevano per la bellissima ragazza
il cuore caldo di desiderio amoroso.
Carlo, a cui non piaceva questa lite,
perché gli rendeva il loro aiuto meno sicuro,
questa ragazza, che ne era la causa,
prese, e diede al duca di Baviera;

Carlo decide di darla in sposa a chi dei due avesse ucciso più infedeli in battaglia. Invece i cristiani vengono sconfitti. Di ciò ne approfitta la principessa, che fugge in un bosco. Qui vede un cavaliere (che è Rinaldo) senza cavallo e come una pastorella che vede un serpente, così Angelica fugge da lui. E’ tanto spaventata che lascia che il suo cavallo vada dove vuole lui. Così arriva ad un fiume. Qui c’è Ferraù, cavaliere pagano, desideroso di bere e riposarsi dopo la battaglia, a cui è caduto l’elmo nel fiume. Ferraù è molto contento di vederla e decide di aiutarla combattendo contro Rinaldo. E mentre i due duellano, Angelica riprende la sua fuga. Quando Rinaldo si accorge che la ragazza non c’è più, propone a Ferraù di cercarla e poi di continuare il duello. Così la cercano, tutti e due sul cavallo dell’infedele.

Oh grande valore, onestà degli antichi cavalieri!
Erano nemici, erano di fede diversa,
si sentivano per i colpi avuti in battaglia
ancora dolore per tutto il corpo;
eppure per boschi scuri e sentieri
vanno insieme senza sospettare l’uno dell’altro (perché rispettosi delle regole dei cavalieri).
Il cavallo spronato da quattro piedi arriva
dove una strada si divideva in due.

Uno va a destra e uno a sinistra. Ferraù alla fine si ritrova sulla riva del fiume e cerca con un ramo di riprendere il suo elmo caduto nell’acqua. Mentre è lì tutto nervoso perché non vi riesce, vede uscire dall’acqua un cavaliere. Questi ha in mano proprio l’elmo del pagano e molto arrabbiato gli dice di essere il fratello di Angelica (che era stato ucciso proprio da Ferraù) e gli ricorda che prima che lui morisse, Ferraù gli aveva promesso di gettare il suo elmo nel fiume, ma che non aveva mantenuto la sua promessa. Gli dice di provare a conquistare l’elmo di Orlando o quello di Rinaldo e di lasciargli il suo. Ferraù si vergogna e si arrabbia e promette a se stesso di non indossare nessun elmo, se non quello di Orlando. Manterrà questa promessa e per molti giorni è tormentato da questo incontro.


Rinaldo ritrova il suo cavallo e gli grida di fermarsi, perché senza di lui non può stare, ma il cavallo non gli ubbidisce e Rinaldo lo insegue.
Intanto Angelica corre spaventata nella foresta, quel giorno e anche la notte. Come una bambina o una piccola capriola, che vede la madre inseguita da un animale feroce, scappa via, così fa Angelica, che scappa da Rinaldo. Il giorno dopo arriva in un bel posto con due chiari ruscelli (=piccoli fiumi) e tanti fiori e finalmente scende da cavallo e si addormenta sull’erba all’ombra degli alberi.

Angelica si innamorerà poi di Medoro, un semplice fante (=soldato senza cavallo) dell’esercito dei saraceni. Lo troverà ferito in un bosco, Cupido la colpisce e lei se ne innamora e lo porta nella casa di un pastore (=shepherd), dove si ameranno con grande passione. Quando Orlando verrà a sapere questo impazzirà. Il suo senno, il suo equilibrio mentale va a finire sulla luna, in una valle dove ci sono tante bottiglie dalla forma strana con dentro tutto ciò che si perde sulla Terra. Bisogna assolutamente riprendere la ragione di Orlando, altrimenti non si riesce a vincere contro gli infedeli. Va allora sulla luna un cavaliere, Astolfo, con un cavallo alato, porta la bottiglia ad Orlando e gliela fa inspirare. Così il cavaliere ritrova il suo equilibrio mentale.


La pazzia di Orlando
Un pomeriggio Orlando arriva in un boschetto. Qui vede i nomi di Angelica e Medoro scritti sugli alberi e, guardando meglio, capisce che sono stati scritti dalla sua amata. Cerca di non credere a ciò che vede, pensa che sia un’altra Angelica oppure che “Medoro” sia il nome con cui Angelica chiami lui. Arriva a una piccola grotta dove in arabo Medoro aveva scritto un ringraziamento alle piante, alle erbe, alle acque che avevano fatto da cornice all’amore suo e della principessa. L’arabo era una lingua che Orlando conosceva benissimo e che molte volte gli era stata utile. Il cavaliere rilegge tante volte lo scritto e alla fine rimane fermo con gli occhi fissi sul sasso, come fosse un sasso anche lui. Poi pensa che sia stato qualcuno a imitare (=copiare) la scrittura di Angelica. Intanto si è fatta sera e si avvicina col suo cavallo alla casa del pastore, dove aveva vissuto Medoro. Chiede di andare a dormire, è pieno di dolore e non vuole altro cibo.Il pastore, che lo vede triste, per farlo diventare più allegro, gli racconta la storia dei due amanti. Gli dice che quando il ragazzo era guarito, i due se ne erano andati per sposarsi e lei gli aveva regalato un anello per ringraziarlo. Orlando vede l’anello e lo riconosce (lo aveva regalato lui ad Angelica). Questo è il colpo finale, Orlando cerca di nascondere il suo dolore, ma non vi riesce, si lamenta e piange, girandosi continuamente nel letto. Gli viene in mente che Angelica ha dormito proprio in quel letto col suo amante. Sente un odio fortissimo verso quel letto, quella casa e quel pastore ed esce e in mezzo al bosco urlando tutto il suo dolore. Grida e piange per tutta la notte e il giorno seguente. Si ritrova nella piccola grotta e qui pieno d’odio e di rabbia con la sua spada spacca tutto, distrugge gli alberi, butta tutto nelle acque del torrente.

Astolfo sulla luna (la prof sceglierà due ottave per il compito)
In questo canto Ariosto ironizza sulla vita di corte, fatta di falsità.
Inoltre egli vuol dire che tante cose che sembrano importanti (la ricchezza, il potere, l’amore), in realtà non lo sono. Quindi dobbiamo avere passioni e ambizioni, ma dobbiamo viverle con equilibrio.

venerdì 8 maggio 2009

Informatica 08.05.2009

oggi abbiamo visto il tag < div >

martedì 5 maggio 2009

INDICE


    Informatica
  1. Informatica 08.05.2009

  2. Informatica 05.05.2009

  3. Informatica 28.04.2009


    Matematica
  1. Matematica 05.05.2009

MATEMATICA: LEZIONE DEL 05/05/09

Facciamo la verifica di matematica la settimana prossima 13.05.2009. Preparatevi..

INFORMATICA: LEZIONE DEL 05/05/09

Oggi abbiamo imparato come si può divedere la pagina

INFORMATICA: LEZIONE DEL 28/04/09











CREARE UN FILE DI TESTO CONTENENTE TUTTE LE LETTER DELL'ALFABETO, CON UNA DISPOSIZIONE "A TRIANGOLO"

Links

Francesco
Nicolò


#include < stdio.h >
#include < conio.h >

int main ()
{
      int i,j,temp;
      FILE *fp;

      fp=fopen("alfa.txt","w");

      for(i=0;i<=25;i++)
      {
           for(j=-1 ; j < i ; j++)
           {
                printf("%c",i+'A');
                temp=(i+'A');
                fputc(temp,fp);
            }
           printf("\n");
           temp='\n';
           fputc(temp,fp);
      }

fclose(fp);

getch();
return 0;
}