I MOTI DEL 1820-21
I moti del 1820-21 scoppiano in tutta Europa. L’origine è in Spagna, dove si era combattuta una lunga guerriglia contro Napoleone e le idee della Rivoluzione, ma alcune idee erano penetrate.
Nell’America latina (o America del sud), che era sotto la dominazione spagnola, scoppiano dei tumulti contro la Spagna. Si decide di mandare dei militari spagnoli a sedare questi tumulti, ma i militari si ribellano e chiedono la costituzione. Il moto viene però sconfitto.
Il secondo luogo dove scoppiano i moti è il Regno delle Due Sicilie. Scoppiano rivolte anche a Palermo e i Siciliani vogliono dividersi dal resto del Regno. Anche questo moto viene sconfitto.
Scoppia una rivolta anche nel Regno di Sardegna , dove i carbonari erano in contatto con l’erede al trono, Carlo Alberto, che sembrava simpatizzare con i liberali. Carlo Alberto, però, li tradisce e vengono tutti incarcerati. (Carlo Alberto, chiamato “re tentenna”, cioè indeciso, concederà una carta costituzionale, lo Statuto Albertino, che poi diventerà la prima Costituzione italiana).
Nel Regno Lombardo- Veneto, Silvio Pellico partecipa ai moti, viene scoperto, lo condannano a morte, poi a 20 anni di galera dura in Austria. Quando esce scrive “Le mie prigioni”.
Questi moti in Italia non daranno nessun risultato, mentre in America latina cominciano le rivoluzioni che porteranno all’indipendenza dalla dominazione spagnola. In Europa la Grecia si libera dalla dominazione dei Turchi.
I MOTI DEL 1830-31
Nel 1830-31 i moti iniziano in Francia, dove alla morte di Luigi XVIII era diventato re il fratello Carlo X, che, al contrario di Luigi, voleva tornare all’assolutismo. Scoppia così la rivoluzione, detta Rivoluzione di Luglio, e fu proclamata la Monarchia di Luglio, che va oltre la Restaurazione. Diventa sovrano Luigi Filippo d’Orleans, meno rigido di Carlo X.
Moti scoppiano anche in Polonia (divisa tra Russia e Prussia), che spera in un appoggio della Francia. Questo appoggio non c’è e invece intervengono i Russi. Il ministro degli Esteri francese, alla domanda sulla situazione in Polonia durante la dura repressione russa, risponde: “L’ordine regna a Varsavia”, frase che da allora sta ad indicare l’indifferenza dei governi di fronte alle repressioni attuate negli altri Paesi.
In Italia il capo dei moti carbonari è Ciro Menotti, che lotta per la formazione di un regno indipendente con capitale Roma. I carbonari contavano sull’appoggio del duca di Modena, Francesco IV. Quando, però, sta per scoppiare il moto, Francesco IV si spaventa e fa arrestare i ribelli. La rivoluzione scoppia lo stesso e si formano dei governi locali. Il governo austriaco allora interviene, Ciro Menotti viene impiccato e i suoi compagni esiliati.
Conclusioni dei moti del 1830-31: la Francia ha sconfitto il tentativo di Carlo X di ristabilire l’ancient regime e ha dimostrato che le idee liberali sono ancora vive.
IL RISORGIMENTO
Nel Risorgimento italiano ci sono:
i liberali moderati, che vogliono una soluzione moderata, che è quella che trionferà: monarchia costituzionale e suffragio ristretto. Il loro metodo è la diplomazia, il cercare l’appoggio dei sovrani.
i liberali democratici lottano per la repubblica e il suffragio universale. Il loro metodo è la rivoluzione armata. Tra questi c’è Giuseppe Mazzini.
GIUSEPPE MAZZINI
Giuseppe Mazzini, genovese, era inseguito da tutte le polizie d’Europa, perché considerato un terrorista pericoloso. Visse soprattutto in Svizzera e a Londra.
Aveva molto carisma (=capacità di avere una forte influenza sulle persone) e molti giovani lo seguirono entusiasti. Da giovane era un carbonaro, ma ad un certo punto si rende conto dei suoi limiti, soprattutto della segretezza.
Gli obiettivi del suo programma:
indipendenza dell’Italia
unità
repubblica
democrazia
eliminazione dello Stato Pontificio e del potere temporale del papa.
Questo fa di Mazzini un radicale. Fonda un’organizzazione “La Giovine Italia”, “giovine” perché formata soprattutto da giovani, e perché aveva come obiettivo la creazione di un’Italia nuova.
Mazzini, che è anche filosofo, ha una concezione spiritualista e finalistica.
Mazzini, che è anche filosofo, ha una concezione spiritualista e finalistica. Il suo motto (=frase che descrive gli obiettivi di un gruppo) è “Dio e popolo”. Mazzini fa riferimento a un dio, che non è quello cattolico, ma è uno spirito superiore. In questo segue il pensiero di Hegel, filosofo spiritualista tedesco, il quale afferma che “ciò che è razionale è reale”, ciò che è spirito, che è anche ragione, deve diventare necessariamente realtà, e “ciò che è reale è razionale”, perché la realtà è frutto dello spirito, della ragione.
Secondo Mazzini, quindi, c’è un dio che ha un piano, un progetto che riguarda i popoli, e poiché “ciò che è razionale è reale”, questo piano sicuramente verrà realizzato. Lo scopo dei popoli è quello di migliorare il mondo e per far questo devono innanzitutto liberarsi dalle dominazioni.
Fonderà poi “La Giovane Europa”, perché tutti i popoli devono partecipare al miglioramento della società.
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mercoledì 28 aprile 2010
LEZIONE DEL 19/04/2010
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