sabato 17 aprile 2010

LEZIONE DEL 13/04/2010



IL ROMANTICISMO



Il Romanticismo è una grande corrente culturale, artistica e letteraria, che nasce come tendenza del gusto (=preferenza per qualcosa condiviso da molti) in Inghilterra, ma la consapevolezza e la teorizzazione del cambiamento avvengono in Germania.
Alla fine del 1700 in Inghilterra venivano definiti “romantic”, da cui deriva “romantico”, dei racconti che avevano elementi fantastici (magia, castelli, spettri), e che per questo ricordavano i racconti del basso medioevo scritti in una lingua romanza, cioè la lingua d’oil. Tra questi c’erano “I cavalieri della tavola rotonda”, che oltre al tema della guerra, presentavano anche il tema dell’amore e della magia.
(Lingua romanza, cioè lingua che deriva dal romano, ovvero dal latino. Dal 1700 in poi il genere letterario che ha più successo è proprio il romanzo, che racconta in prosa una lunga storia, e si chiama così perché le prime narrazioni in prosa scritte non in latino sono state scritte in lingua d’oil, che era una lingua romanza).
E’ un gusto in controtendenza (=contrario) rispetto alla cultura dominante di quel periodo: mentre trionfano i lumi della ragione, si sviluppa una passione per racconti che hanno un carattere irrazionale. Fra questi romanzi inglesi c’è “Frankenstein” di Mary Shelley. Alcuni scrittori inglesi fecero una scommessa su chi avrebbe potuto scrivere una storia con elementi tenebrosi nel più breve tempo possibile e vinse la Shelley. In questo romanzo ci sono temi quali la creazione, l’uomo che sfida Dio.
In Germania c’è un movimento, lo “Sturm und drang”, cioè “Tempesta e assalto”, che propone una visione dell’arte in cui l’ispirazione e la spontaneità prevalgono sulla norma, sulla regola, sul modello, sul canone (=modello, regola) del neoclassicismo . Il bello per i neoclassici era adeguarsi ad un canone, ora il bello è bello se è frutto di un’autentica ispirazione. L’arte romantica quindi non è basata sull’imitazione, sulla riproduzione di un modello, ma sulla libera, spontanea, autentica espressione del sentimento.
Il Romanticismo trionfa alla fine dell’età napoleonica, cioè nella prima metà dell’800.
Il romantico ha un carattere passionale, non è un vincente e sente con sofferenza che esiste uno scarto (=una differenza) tra le sue aspettative, i suoi ideali e la realtà.


Il Romanticismo in Germania



C’è anche una ragione storico-politica per cui in Germania è forte il rifiuto del neoclassicismo: infatti, anche se la Germania era divisa in tanti staterelli e raggiungerà la sua unificazione soltanto nella seconda metà del 1800, era molto vivo agli inizi del 1800 un sentimento d’identità nazionale che era stato rafforzato dalla politica espansionistica e di dominio di Napoleone (in Italia, invece, non c’è questo sentimento, gli Italiani non parlano neanche la stessa lingua e molti sono contadini, che pensano solo a sopravvivere).
L’avversione contro la Francia si manifesta anche a livello culturale, in senso anti-neoclassico e anti-illuminista. Lo spirito tedesco vuole riscoprire le proprie radici e lo fa attraverso il proprio folclore (=cultura popolare), le saghe (=storie di un popolo), le leggende, etc. (Del resto, la cultura dell’antica Grecia e di Roma, proposta come modello dal neoclassicismo, non apparteneva al passato del popolo tedesco, era a lui estranea).
Nel Romanticismo tedesco c’è una tendenza all’irrazionale, a una letteratura ricca di streghe, maghi, folletti (=creature fantastiche che abitano nei boschi), etc.


Il Romanticismo in Italia



In Italia, pur tra tante contraddizioni, l’età napoleonica aveva lasciato un’eredità positiva:
- semplificazione del quadro politico (anche se ci sono tanti staterelli, alcuni di questi diventano repubbliche sorelle)
- introduzione del Codice civile, col quale si supera l’ancien regime
- diffusione degli ideali egualitari, etc.
Non c’è quindi, come accade in Germania, un rifiuto nei confronti delle idee illuministiche.
Un’altra differenza con la Germania, è che nel periodo della Restaurazione l’Italia ha anche il problema di rendersi indipendente. Il Romanticismo avrà quindi anche un aspetto di carattere politico, che si manifesterà nell’impegno dei patrioti per il Risorgimento.
(Dopo la sconfitta di Napoleone c’è la Restaurazione, tornano sui troni i vecchi sovrani. La Germania resta divisa, ma non è sottoposta a una dominazione straniera, mentre l’Italia in ogni staterello si trova direttamente o indirettamente sotto la dominazione dell’impero austriaco).
Quindi in Italia il Romanticismo non è soltanto una cultura di carattere irrazionalistico come in Germania, ma viene utilizzato quello che l’Illuminismo aveva insegnato, cioè che l’impegno culturale deve essere esteso a tutti i campi del sapere e che la cultura va diffusa il più possibile.
In entrambi i Paesi, ciò che viene rifiutato è il concetto di imitazione, il rifarsi in modo acritico a un modello di cultura superato: il mondo classico appare lontano, lo spirito dei moderni deve elaborare una nuova poetica.


Il dibattito tra classicisti e romantici



Il dibattito in Italia arriva grazie a Madame de Staёl (pronuncia madàm), figlia del ministro che prima dello scoppio della Rivoluzione francese aveva detto a Luigi XVI che occorrevano urgenti provvedimenti per la disastrosa situazione finanziaria. Avversaria di Napoleone, pubblicò un saggio “De l’Allemagne” (pronuncia de l’alemagn, significa sulla Germania), in cui parlava della nuova poetica che si stava diffondendo in Germania.
Pubblicò un articolo sulla rivista italiana “Biblioteca italiana”, dal titolo “Sull’utilità e sulla maniera delle traduzioni”, in cui consigliava gli intellettuali italiani di tradurre opere di altri Paesi, come l’Inghilterra e la Germania, per allargare l’orizzonte culturale ed aprirsi a una cultura innovativa e moderna. (Gli italiani erano fieri di glorie letterarie come Dante, Petrarca, Boccaccio, Machiavelli, fino al 1700 l’italiano era parlato in tutta Europa dalle persone colte, e questo li rendeva poco aperti alle novità).
Si formano due schieramenti: i classicisti e i romantici. I primi difendevano la tradizione, mentre i secondi riconoscevano che c’era una nuova sensibilità, che i temi e le forme dovevano rinnovarsi. La divisione prese una piega politica, soprattutto in Lombardia: i classicisti, conservatori sul piano culturale, erano anche conservatori sul piano politico, erano legati all’ancien regime e favorevoli alla dominazione austriaca; i romantici, innovatori sul piano culturale, coincidevano con quelli che sul piano politico volevano l’indipendenza dell’Italia.
Venne pubblicata per un anno una rivista, “Il Conciliatore”, che fu poi chiusa dalla censura austriaca, perché alcuni dei suoi giornalisti manifestavano delle idee di carattere patriottico. “Il Conciliatore” ricorda un’altra rivista lombarda, del 1700, “Il Caffè”, perché vuole toccare temi nuovi con un linguaggio adatto a un largo pubblico.
Comunque non tutti i classicisti erano conservatori, così come non tutti i romantici erano patrioti. Ad esempio, il direttore di “Biblioteca Italiana” era Pietro Giordani, classicista, ma giacobino. A lui scrive giovanissimo Giacomo Leopardi e così inizia uno scambio culturale, che poi si trasformerà in rapporto affettivo.

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