“A se stesso”
Ultimo componimento del “Ciclo di Aspasia” è “A se stesso”, dal ritmo duro e spezzato.
Ora riposerai (non avrai più slanci) per sempre
cuore mio stanco. E’ finito l’ultimo inganno (quello dell’amore per Fanny)
che io ho pensato potesse durare per sempre. Finì. So bene
che in me (“in noi”)
non solo la speranza delle illusioni (“cari inganni”) è spenta, ma anche il desiderio.
Riposa per sempre. Troppo
hai desiderato con ansia (“palpitasti”). Nessuna cosa è degna
dei tuoi moti, né la terra è degna di desideri (“sospiri”).
La vita è amarezza e noia e tutto è nulla; il mondo è fango.
Acquietati ormai. Assaggia la disperazione
per l’ultima volta. Al genere umano il destino
non donò che la morte. Ormai
disprezza te stesso, la natura, il brutto
potere (della natura) che, nascosto (“ascoso”), governa a danno di tutti (“comun danno”)
e disprezza l’infinita vanità (=inutilità) del tutto.
Napoli e gli ultimi anni
Ranieri, tornato da qualche tempo a Napoli, parla a sua sorella di Leopardi e lei, una donna molto buona, gli dice di invitare il poeta ad andare a vivere con loro. La ragazza lascia la casa dei genitori e va a vivere con il fratello e con Leopardi. Vivranno insieme sette anni. Inizialmente il poeta era mantenuto dai due fratelli, non potendo lavorare per il suo pessimo stato di salute, poi scrive al padre e si fa mandare dei soldi.
Leopardi muore assistito da Ranieri e dalla sorella.
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