lunedì 10 maggio 2010

LEZIONE DEL 07/05/2010

La concezione della poesia


Nel dibattito fra classicisti e romantici, a cui partecipa da giovanissimo, Leopardi inizialmente è dalla parte dei classicisti, perché afferma che non c’è poesia più bella di quella classica, perché nell’era classica l’uomo era pieno di fantasia e di immaginazione; poi queste sono state sostituite dalla ragione.
La stessa cosa accade in ogni singolo uomo, che nell’infanzia è pieno di fantasia e immaginazione e poi arriva l’età della ragione.
Leopardi mette in relazione l’infanzia col classicismo e la maturità col romanticismo. I primi due hanno in comune la fantasia, l’immaginazione, la spontaneità; i secondi la ragione.
In una fase successiva Leopardi afferma che la poesia moderna non può che essere romantica, perché lo spirito dell’uomo moderno è diverso, è raziocinante.



Il pessimismo leopardiano


Il pessimismo di Leopardi ha due fasi: il pessimismo storico e il pessimismo cosmico, che ruotano intorno al binomio natura e ragione.
Nella fase del pessimismo storico la natura è benigna. Si chiama pessimismo “storico”, perché in questa concezione c’è stato un periodo storico in cui l’uomo era felice, viveva immerso nella natura e si nutriva di illusioni. Poi la ragione ha distrutto le illusioni e l’uomo ha scoperto l’infelicità. La natura cerca di coprire col velo delle illusioni la realtà e la ragione, invece, ci porta alla verità, al dolore. La stessa cosa si ripete in ogni individuo, che dall’infanzia felice passa all’età della ragione e quindi alla disillusione.
Nel pessimismo cosmico la natura è negativa, “matrigna” crudele, mentre viene rivalutata la ragione. In questa fase Leopardi afferma che l’uomo non è mai stato felice, che la natura ci inganna perché ci ha dato la tendenza alla felicità, ma questa non può mai trovare soddisfazione. La ragione è l’unico bene rimasto agli uomini, che possono scoprire grazie ad essa la verità e affrontarla con dignità. Il pessimismo ora riguarda non solo l’uomo, ma tutto l’universo.

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