MAZZINI E GARIBALDI
La Giovane Italia organizza dei moti, ma anche questi finiscono male. Nel 1833, in Piemonte, partecipa ad uno di questi Giuseppe Garibaldi. Garibaldi era nato a Nizza, che allora era italiana. Il moto viene sventato (=non riesce neanche a svilupparsi), lui riesce a fuggire e viene condannato a morte. E’ chiamato l’eroe dei due mondi (il mondo nuovo, l’America; il mondo vecchio, l’Europa), perché scappa in America latina e partecipa con generosità alle lotte rivoluzionarie dei popoli latino-americani contro la Spagna. In America conosce Anita, che sposerà e da cui avrà dei figli (uno lo chiamerà Menotti, in ricordo del carbonaro Ciro Menotti).
Nel 1848 gli giungerà la notizia che, come in tutta Europa, anche in Italia c’è una rivolta. Garibaldi torna in Italia, dove lotterà per l’indipendenza e l’unità d’Italia in modo straordinario.
In questo periodo si vanno affermando le idee socialiste. Mazzini non è socialista, il suo motto è infatti “Dio e popolo”, e il popolo non è fatto da una classe sociale, ma da tutte, mentre i socialisti si rivolgono soprattutto alla classe operaia. Inoltre i socialisti credono nella lotta di classe, mentre Mazzini afferma che la lotta di classe divide il popolo, che invece deve essere unito per lottare contro il nemico, che è l’Austria e i sovrani assoluti.
Comunque Mazzini non è indifferente alla questione sociale, infatti partecipa alla Prima Internazionale a Londra. Inoltre è uno dei fondatori delle società di mutuo soccorso (mutuo= reciproco, scambievole; soccorso=aiuto). In Italia non c’è Stato sociale, lo Stato non si interessa della malattia e della vecchiaia. Vengono così create le società di mutuo soccorso, che intervengono dando dei soldi se qualcuno rimane ferito sul lavoro e non può più lavorare. I soldi erano versati dai lavoratori stessi.
Garibaldi è più vicino di Mazzini al socialismo, perché è vicino alla povera gente. E’ meno intellettuale di Mazzini, non è un filosofo, è soprattutto un uomo d’azione, di passioni, un grande generale.
I LIBERALI MODERATI FEDERALISTI: GIOBERTI
I moderati cercano soluzioni diverse dopo gli insuccessi mazziniani.
Tra i moderati c’è Gioberti, sostenitore del federalismo, dottrina politica favorevole alla federazione degli Stati: unione di Stati che obbediscono a un governo centrale per gli interessi comuni, e che sono autonomi per gli interessi locali. (Ci sono sia moderati sia democratici che sostengono il federalismo, infatti ci sono monarchici federalisti, così come repubblicani federalisti). Gioberti voleva una federazione di monarchie sotto la presidenza del papa.
Scrive un saggio “Primato morale e civile degli Italiani”, cioè superiorità spirituale e civile degli Italiani, superiorità dovuta al fatto che la penisola è sede del papato. Il suo pensiero prende così il nome di neoguelfismo (=nuovo guelfismo).
I LIBERALI DEMOCRATICI FEDERALISTI: CARLO CATTANEO
Carlo Cattaneo è un federalista democratico. Era contrario sia alla monarchia sabauda (=dei Savoia, qualcuno infatti cominciava a pensare a un’Italia unita sotto i Savoia, perché casa regnante “italiana”) sia al papato, voleva una federazione repubblicana.
PIO IX
Accade qualcosa che sembra dare ragione a Gioberti.
Nel 1846 viene eletto papa Pio IX, che avrà il più lungo pontificato della Chiesa, di quasi 32 anni. E’ l’ultimo papa ad avere il potere temporale.
Appena eletto, grazia (=perdona e libera) alcuni prigionieri politici. Inoltre crea una consulta (=organismo di consiglieri, che consigliano il papa) laica, mentre prima era formata da preti. Infine rende meno severa la censura sulla stampa. Questo crea un entusiasmo generale e il neoguelfismo vede in lui il papa capace di guidare una confederazione (=federazione) di monarchie.
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