giovedì 20 maggio 2010

LEZIONE DEL 18/05/2010


La tempestosa e ansiosa
gioia di un grande progetto,
l’ansia di un cuore che ribelle
sta sottomesso (ai suoi superiori nell’esercito), pensando al suo progetto, il regno;
e arriva a regnare, e ottiene un premio
che sarebbe stato da pazzi sperare;

tutto egli provò: la gloria
più grande dopo il pericolo (la vittoria dopo il pericolo sembra maggiore),
la fuga (dalla Russia, dall’esilio) e la vittoria,
il trono e il triste esilio;
due volte nella polvere, sconfitto
due volte è tornato al potere.

(Le prossime due strofe sono molto belle):

Egli si affermò: due secoli (il settecento e l’ottocento)
in contrapposizione fra di loro (armati l’uno contro l’altro)
sottomessi si rivolsero a lui,
come se lui rappresentasse il fato, il destino;
egli fece silenzio, ed arbitro (=colui che decide, come l’arbitro di calcio)
si sedette in mezzo a loro(come una specie di sintesi fra passato e presente).

(Qui finisce il personaggio storico, forte, ambizioso, e inizia l’”uomo” Napoleone):

E scomparve (dopo Waterloo), e i suoi giorni nell’ozio
chiuse in una piccola isola (“sponda”=costa),
segnato da un’immensa invidia
e da una pietà profonda,
da odio senza fine
e da amore coraggioso.

Come sul capo del naufrago
l’onda lo domina e lo schiaccia,
l’onda sul quale il povero,
alta alzava la testa
per vedere
inutilmente (“invan”) una riva lontana (“prode”=rive, “remote”=lontane);

così su quell’anima (“alma”=anima, Napoleone) il cumulo (=una grande quantità disordinata)
delle memorie scese (prima non aveva tempo di pensare al passato, ma ora che è solo e che non ha niente da fare, arrivano i ricordi).
Oh quante volte ai posteri
cominciò (“imprese”) a scrivere le sue memorie,
e sulle pagine eterne (che non venivano mai concluse)
cadde la mano stanca (perché troppo grande la sconfitta)!

Oh quante volte, nel silenzioso (“tacito”)
morire di un giorno inattivo,
abbassati gli occhi (“rai fulminei”=che erano come raggi veloci e che davano timore)
con le braccia incrociate al seno,
rimase, e dei giorni che furono
lo assalì il ricordo (come il naufrago dall’onda).

?

Ahi! Forse a tanta disperazione
cadde lo spirito sempre desideroso di obiettivi da raggiungere,
e perse ogni speranza; ma efficace
venne un aiuto (“una man”) dal cielo,
e in un’aria più respirabile
pietosa lo portò;

e lo avviò, per i fecondi e vivi
sentieri della speranza,
ai campi della spiritualità, al premio
che supera i desideri,
dove diventano silenzio e tenebre (=buio)
le glorie di questa terra (che finiscono).

Bella Immortale e portatrice di bene
Fede abituata ai trionfi veri!
Scrivi, o Fede, anche questo, rallegrati;
perché nessun uomo più potente e superbo
alla crice di Cristo (“disonore del Gòlgota”, perché il Gòlgota era il monte su cui era stato crocefisso Gesù; “disonore”, perché la crocefissione era data ai peggiori criminali)
si è mai chinato, piegato.

Tu, o Fede, dal corpo stanco
disperdi ogni parola cattiva:
Dio che può abbassare e innalzare,
che dà preoccupazioni e consolazioni,
sul letto solitario
rimase accanto a lui.

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